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Bullismo: cause, rimedi e prevenzione

Il bullismo è un comportamento ripetuto nel tempo e messo in atto da ragazzi, detti “bulli”, nei confronti di altri (ritenuti più deboli e indifesi) definiti “ vittime”. Il rapporto tra il bullo e la sua vittima è fatto di molestie, prepotenze, prevaricazioni e umiliazioni. Gli ambienti in cui il bullismo è più frequente sono la scuola e Internet, in quest’ultimo caso si parla anche di cyberbullismo. Ma perché alcuni ragazzi diventano bulli e altri, invece, vittime?

Le cause di questi ruoli e di queste distorte capacità di relazione tra i ragazzi sono anzitutto da ricercarsi nell’ambiente familiare e nel modello educativo che i genitori trasmettono ai figli. I bulli sono ragazzi educati a dominare o prevaricare gli altri e non perché i genitori siano a loro volta prevaricatori, ma perché, magari, nella relazione di coppia, mettono in atto comportamenti aggressivi nei confronti dell’altro coniuge. Possono diventare bulli anche i ragazzini a cui i genitori dicono sempre “sì” per compensare il senso di colpa dovuto alle lunghe assenze dal lavoro. Le vittime dei bulli, invece, sono ragazzini timidi e introversi, magari troppo bene educati, che vengono visti e “vissuti”, dal branco dei bulli, come dei deboli o dei perdenti.

I genitori possono facilmente accorgersi se il loro bambino è vittima di bullismo, così come possono scoprire se lo stesso, invece, si comporta da bullo. La vittima del bullismo torna spesso a casa con libri e vestiti sgualciti o addirittura con dei lividi sul viso, sulle mani e sul resto del corpo. La vittima di bullismo può anche chiedere continuamente del denaro ai genitori ( per darlo magari ai compagni bulli che lo minacciano). Le difficoltà a rivelare le vessazioni subite possono indurre la vittima a manifestare anche irritabilità, comportamenti aggressivi o stati d’ansia e depressione.

Anche il bullo può essere facilmente smascherato. Il ragazzo che mette in atto comportamenti da bullo è di solito aggressivo e incapace di instaurare una relazione paritaria con gli altri; di solito manifesta anche scarso rispetto delle regole e tende a disobbedire sempre ai genitori o ad altre figure adulte di riferimento. Il bullo può anche tornare a casa con oggetti o piccole somme di danaro di cui i genitori sconoscono la provenienza. Le conseguenze del bullismo sono devastanti sia per i bulli che per le vittime. I primi possono sviluppare dei disturbi della condotta, i secondi, invece, gravi disturbi psicologici come scarsa autostima, ansia e depressione.

Se i genitori scoprono che il figlio è vittima di bullismo, devono immediatamente denunciare il fenomeno a insegnanti e dirigenti scolastici. Bisogna anche incontrare i genitori dei bulli per porre in essere severe strategie che impediscano ai loro figli di mettere in atto prepotenze e vessazioni. Il ragazzo vittima del bullismo deve inoltre parlare del problema con i genitori e gli insegnanti, non deve né vergognarsi, né sentirsi in colpa.

C’è da dire, inoltre, che il bullismo può essere diretto e indiretto. Il primo si manifesta con atti di violenza che colpiscono direttamente la vittima; il secondo, con azioni che tendono a escludere o emarginare la vittima dal gruppo. Si parla di bullismo indiretto anche quando la vittima è oggetto di calunnie e maldicenze. Questa forma di bullismo è frequentemente messa in atto dalle femmine, le quali tendono a parlar male della vittima con le altre compagne.

Quando le maldicenze vengono invece divulgate via chat, social network ed email, si parla di cyberbullismo. Questa forma di bullismo può essere denunciata alle autorità perché penalmente perseguibile. Se le maldicenze vengono divulgate da minorenni, la responsabilità penale ricadrà sui genitori.

Pur non esistendo uno specifico reato di “bullismo”, anche le prepotenze subite nella vita reale possono essere denunciate, sia civilmente che penalmente. I reati penali ravvisabili all’interno degli atti di bullismo sono molti, come, ad esempio, le percosse, i furti, le estorsioni di danaro, i danneggiamenti a cose e persone, le offese o ingiurie, le minacce e le prese in giro. Queste ultime si configurano come disturbo alle persone o molestia, reato previsto dall’art. 600 del codice penale. Il bullismo, dunque, si può sconfiggere denunciandolo e facendo prevalere le giuste regole della giustizia contro le ingiuste condotte della prepotenza e della violenza.

 

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